Espressione e confronto di idee

Ambiente

Rottamazione addio

Oggi ho fatto la spesona ed ho comprato La Repubblica. Su L’Espresso allegato ci sono un paio di articoli su ‘Rottamazione addio’, ‘Lo zen e l’arte della riparazione’, ‘Cicatrici che rendono felici’, tutti titoli capaci di entusiasmarmi, nonostante la regressione giallo-verde di questi giorni.

In particolare tante ispirazioni nell’articolo di Elvira Seminara L’arte della riparazione  .

Sto pensando all’organizzazione della giornata del 1° marzo ‘M’Illumino di meno’ basata sul riuso, sto pensando a questa cicatrice che ho sul naso che stenta a ripararsi, sto pensando a tanti amici africani disoccupati e capaci di accomodare tutto, sto pensando alla renziana rottamazione dei vecchi.

Come mi sembra di aver già detto in un altro articolo, ho sempre avuto l’opinione che aggiustare le cose vecchie sia una perdita di tempo, un ostacolo al progresso, comunque un rischio: si spende di più, si ha un prodotto più scadente, si danneggia l’economia; per non parlare dell’orrore che ho dei dolci ricordi, del vischioso attaccamento al passato etc..  E vi prego di non pronunciare le due parole ‘decrescita felice’, che mi viene l’agitazione di stomaco.

Ma forse è il tempo di riparare, dato che anch’io ho bisogno di essere via via riparato per poter andare avanti.

E’ vero, le cose di una volta (specialmente quelle della prima metà del secolo scorso), erano fatte meglio, più robuste e più pesanti ed erano più degne della riparazione. Poi con l’industrializzazione sfrenata e poi robotizzata, la fine dell’artigianato, il consumismo, la globalizzazione … più plastica, meno viti, meno pezzi di ricambio, meno tempo….. Però, proviamoci lo stesso …

Perdòno gli hobbisti della riparazione degli oggetti inutili. Ci possiamo divertire, anche insieme.

Ma vorrei aver la forza di pretendere, da parte di chi può decidere, la manutenzione, anche pesante, delle cose importanti (territorio, strade, ponti, edifici) meno condizionate dall’industria usa,  getta e ricompra.

E mi piacerebbe trovare nella riparazione di cose (abiti, scarpe, biciclette, moto, auto, mobili, infissi, elettrodomestici, elettronica) occasioni di lavoro, di reddito, di risparmio per le famiglie e di riduzione dei costi per la comunità. Favorire queste attività con la formazione e l’addestramento di persone disoccupate, con la messa a disposizione agevolata di spazi, con l’alleggerimento burocratico, con l’aiuto nella propaganda, sarebbe secondo me un sistema di smuovere un po’ le acque paludose in cui ci troviamo, senza fare comunque troppi danni