Espressione e confronto di idee

Mondo

Stato dell’Unione

Credo che le immagini abbiano una forza totemica, ancestrale, unite agli scritti. Forse ci re-direzionano sul sentiero dei sentimenti – non che codesti escano molto in alta considerazione, dal tritacarne post-illuminista. Mi è già capitato di imbattermi in diversi autori, che esaltano, auspicano un ritorno all’attenzione per istinti e sentimenti. Uno di coloro che più mi hanno impressionato è Gurdeev, un letterato di madrelingua turca, fluente in russo e greco. Non si può definirlo un antropologo, perché credo che l’antropologia sia inclusa negli studi storici, ma egli si occupò di ripescare nella mente umana il barlume rimasto di logica umana (e lui dice dunque anche di sentimento).

E’ con alcune immagini, che vi tormento, proprio perché siamo a monte delle elezioni europee.

Personalmente credo che la distanza tra rive dirimpettaie – i singoli Paesi membri, sovrani fino a prova contraria e l’Unione, intesa come istituzioni che la rappresentano – sia approfondita da un (ormai spesso) velo di menzogne pure e semplici, in nome di ‘alcuni interessi/comodi’. Molto semplicemente.

Comincio a provare disgusto, nel vedere certe immagini: la scorsa estate cercavo di trasmetterlo, tramite forse inopportuni inserimenti di immagini in determinati contesti, per tentare di condividere la sensazione di un cattivo gusto ormai deliberatamente ostentato.

Le immagini possono regalare un attimo significativo, rischiano di caricaturare molto, di ciò che rappresentano, ma manterranno sempre l’intrinseco potere primordiale esplicativo.

Ne propongo qui una certa sequenza, che tramandi un’impressione di vacuità, più che con pretese di completezza, per tentare di attivare meccanismi logici nella mente di chi legge, ‘sollevare un problema’, che di certo la foto stessa nulla in fondo sintetizza – ma analizza.

Mi rendo conto di spostare improvvisamente l’attenzione su uno spot distante: sono tra di noi, apposta, quasi provocatorio, su un tema che mi ha visto anche direttamente coinvolto.

Ho avuto per esempio (non casuale) l’impressione (abbastanza frequente), che il ”mainstream ideologico” a riguardo della “scelta” su chi SIA, o NON SIA meritevole di accoglienza “di primo livello” sulla nostra terra, sia perlopiù dettato da entità femminili (o a maschili, inclini a farsi “dettar legge”), che applicano nella scelta criteri arbitrari, per lo più legati a gusti sessuali più o meno espressi, proni alla direzione del vento prevalente all’istante, poco seri in quanto a “visione” sul tutto, orbi, frequentemente bugiardi.

Manie ossessivo-compulsive, fattesi legge?…

Terrei molto a sollevare una discussione sull’argomento, mi sono abbastanza stancato di sentire settantenni (diciamo nati 1943-1968, settantenni DENTRO) revanscisti (o duri ‘orecchio e di sensibilità?), che spingono per la costruzione di assurdità bonista-qulunquiste, infondate logicamente, inspiegabili dunque per definizione ai più, dove l’avidità per una “stabilità economico-finanziaria” assume i contorni ideologizzati della farsa del possibile, che essi stessi tendono a inseguire inconsci, come le mosche l’odore delle feci, compulsivamente.

Vorrei attirare l’attenzione su Jan Claude Juncker, l’ex Primo Ministro di un paradiso fiscale (nella fattispecie il Lussemburgo, dal 1995 al 2013, quindi 18 anni…), nonché Ministro delle Finanze dal 1989 al 2009 (E’ UN REGIME, IL LUSSEMBURGO??), che ora si trova in posizione per ironizzare sulle scelte altrui, Presidente della Commissione Europea, presumendo un’illimitatezza quadridimensionale del suo ambiente, delle sue relazioni, della sua vita politica, forse perfino della sua esistenza stessa.

Ricordo bene, intorno alla sua elezione (2014), quando Angela Merkel, che FINGEVA di fare la voce grossa, minacciava repressioni sui traffici di quattrini Germania-Lussemburgo, esortava gli europei ad una maggiore trasparenza fiscale, nonché i rispettivi governi a più stretti controllo, post-condoni, proprio nel periodo in cui lo stesso Paese si impegnava strenuamente a diventare il “top” dell’illegalità tollerata (assieme a Liechtenstein, Andorra, Monaco, Città del Vaticano, Guernsey and Jersey, Isle of Man, Malta e City of London – San Marino non più completamente, da brava “mezza puttana-per-bene”, come noi, così pii – ).

Jean Claude Juncker nasce nel 1954 in un luogo imprecisato, l’importante è apparire SOMMAMENTE giusto, titolato e automaticamente dalla parte della ragione, di chi “vince”, un po’ come i tifosi della Juventus, o del Milan.

  

Studia nei migliori topoi dell’establishment “europeo” (in anni in cui era promettente studiare), non importa molto dove e come (a livello globale, in quanto di oligarchie chiuse trattasi) e detiene cariche politico-economiche per DECENNI consecutivi, contemporanee, fino ad approdare alla zattera europea (semiaffondata), l’arca di quelli che possono permettersi di dare giudizi, senza poi molto agire, in nome di qualcosa, che più che altro essi stessi hanno caro. Contemporaneamente a guadagnare decine di migliaia di euro al mese, più decenti vitalizi assicurati (perfino nei confronti di Beppe Grillo!).

In due parole, solo Trump, Putin e i Cinesi potrebbero minare suddette certezze (lo UK con la Brexit se la gioca pure bene…).

Con Trump, Juncker tace compiacente: per lo meno, al pubblico lascia intendere che gli interessano ALTRE questioni “morali”, sulle quali non transige (confini e sicurezza), e che evidentemente affida pure agli statisti di turno (6 mesi), presidenti rotanti dell’Unione (di fantasia e codicilli) Europea, quali ad esempio le destinazioni post-mortem (inferno/paradiso/purgatorio), o la scelta dei servizi di Porcellane Meissen più adeguate (affidata alla moglie di Macron, Brigitte, supervisionata da Angela Merkel).

Con Putin, sceglie di cosigliargli come comportarsi (ma dopo poco, rinuncia, siccome a gennaio fa freddo…), con Theresa May sfotte, fa mobbing e si atteggia, come se il Regno Unito dovesse qualcosa all’Europa, dopotutto. Il problema reale dell’Europa, sappiatelo tutti, è che l’esercito più forte (come addestramento e reparti specializzati), della quinta economia mondiale non riesce a garantire adeguata sicurezza ai confini tra Ulster ed Eire, una volta uscita dall’Unione Europea.

La farsa procede, come se gli ultimi pilastri della geopolitica fossero stati obliterati dalle brezze degli Scorpions (tedeschissimi), sulle polveri del Muro di Berlino.

  

Con Angela Merkel: pappa e ciccia. Lei tollera perfino le zaffate alcoliche che l’eurocrate le indirizza toccandola.

Che persegue uno come Jean-Claude (pur in grande stile), che non sia la sua affermazione stabile, e quella dei suoi “amici”? La realizzazione di un’Europa unita? Non credo. Se denigra il Regno Unito nella sua riflessione sul da farsi, non è possibile.

Gurdjieff (Г. И. Гурдеев) diceva che le grammatiche del XX secolo fossero scritte da personaggi con uno scarso legame con la realtà, la strada. In effetti, pur inseriti nel contesto pertinente, fatichiamo anni per desumere il motivo, per cui i Cinesi hanno dominii internet scritti con molti numeri, più che parole. Solo tramite il loro aiuto capiamo poi che in un paese con molte lingue, i numeri riproducono suoni di sillabe comuni (per loro), che in sequenza formano il nome commerciale del dominio (es.: Alibabà, MacDonald, Amazon…). Utilizzano codesto sistema per arrivare più direttamente al cliente, sistema che noi a malapena intuiamo.

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Diceva anche che codesti strumenti forgiati da élite ‘fredde, anaffettive, che parlano e poco agiscono’ non fossero ormai più in grado di trasmettere sentimenti, veicolare vere teorie. Un esempio poco poetico, ma molto forte è di certi intercalari come “dico io”/”credo io”, in un determinato ambito linguistico (il russo), che nell’arco di non più di duecento anni sono stati relegati in villaggi remoti ‘di provincia’: nel russo insegnato a scuola non esistono, forse da un dato momento in poi hanno cominciato ad apparire poco consoni, volgari. Si è segregata un’espressione del popolo.

A livelli molto più macroscopici, evidenti, mi pare che la ‘grammatica dell’Europa’ – quel libello destinato agli europei, da leggere non si sa bene in quale ordine – sia di codesto genere astratto, slegato da terra, storicamente un delirio politico privo di basi; economicamente: un valido ed encomiabile tentativo (per ora durato vent’anni, l’Euro) di traghettare l’Unione in contesto globale, accanto a giganti con PIL stratosferici.

Stiamo per essere chiamati ad eleggere organi di rappresentanza sovranazionale (non precisamente inquadrata in toto dal diritto), composti da uomini provenienti dai singoli dibattiti politici dei vari Stati sovrani Membri, in contrasto di opinione (?) tra loro, e a loro volta inseriti in altri tipi di contrasti a livello europeo. Bisogna aggiungere che naturalmente i raggruppamenti/alleanze in una sede non sono quasi mai corrispondenti a quelli in sede europea. Non di rado in netto conflitto con i reali interessi della popolazione dei singoli stati uniti. Come compiere scelte convenienti, consapevoli, direi anche sicure attualmente, se ci viene irrorata nebbia sul viso?

Perseguendo la propria affermazione stabile, come si può dichiarare di lavorare per un ‘interesse comune’? E’ ancora possibile spacciare ricatti su temi legati alla sicurezza della popolazione, per politiche che perseguono un bene collettivo?

E’ possibile credere nei sogni, portare avanti ideali, e al contempo ‘fare il proprio’? Pare che per la generazione dei miei genitori (i “Baby-boomers”) lo sia; le triangolazioni impossibili, le grandi coalizioni, improbabili, strane, inattese alleanze di partiti, vertici che sfumano e riappaiono altrimenti, leggi inapplicate, bicchierini tollerati. La percezione del pubblico è confusa e sicuramente POCO UNITARIA, frammentaria, lacerata dalle lacune culturali. Pare pure logico, dopo una sintetica osservazione dell’ultimo ventennio, ad esempio: Maddalene, vetrate, getti di fontane e megayacht erano molto ‘anni’90/primi 2000’, poi siamo passati ai tendaggi seri ed alle carte da parati sobrie 2.0, finché ora ricomincia a comparire qualche parata/carroarmato, mentre i pezzi grossi inciampano ubriachi sui gradini dei palchi, da cui dettano legge…

La successiva sequenza riportata in foto lascia trapelare opinioni ormai confluite in ampi, tumultuosi torrenti verso valle, che spesso qui da noi sono tenute ben sotto il tappeto, perché forse… “meglio non si sappia”: di certo, non meglio ai fini di una scelta consapevole.

                   

When even a fish is self-aware, being a human doesn’t seem so special” [Se perfino i pesci sono autoconsapevoli, essere un uomo non sembra così speciale – segue primo piano subacqueo di murena a fauci aperte, con pesce pulitore in azione all’interno].

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Questo titolo sta nella pagina dei commenti della domenica di un giornale “conservatore” britannico – il più venduto. Sta immediatamente sotto un altro titolo, il principale della pagina (il tutto è visibile, ma tengo a rimarcarlo): Juncker’s a fool, but he certainly isn’t harmless” [che suona come “Juncker è uno sciocco, ma pure in grado di far danni”.

Il Presidente della Commissione è un pallone gonfiato, spesso alticcio – e in missione per creare un Paese chiamato Europa.

Volete capire perché il Regno Unito ha votato ‘Leave’? Eccovi una spiegazione in tre parole. Jean Claude. Juncker. E rieccolo, questa settimana, a rimembranza collettiva delle migliori attitudini auto-referenziali, antiquate e anti-britanniche, che abbiamo scelto di respingere nel 2016.

Nonostante la profusione di commenti sulla felice uscita di Tusk (giudice supremo e universale…), si è rivelato più disgustoso nella realtà osservare Juncker e Varadkar tubare come tortorelle [Presidente della Commissione Europea e leader dell’Irlanda], in riferimento […] ad un tema piuttosto sensibile tra gli ‘inglesi’: ‘Il Regno Unito si disinteressa della pace in Irlanda del Nord’; lo stesso fatto, per cui il Presidente della Commissione abbia deciso [di rendere pubblico un tale scritto di una dublinese] è la cartina tornasole di quanto risentimento nutra nei confronti dello UK, tanto da apparire decisamente prevalente, rispetto al bene comune dei rimanenti 27 membri.

Il Regno Unito ha reagito con sufficienza, vicina alla rassegnazione […].

Il Lussemburghese brillo personifica tutto ciò, contro cui si è espressa la Gran Bretagna nel 2016. Non occorre cercare altrove, se si vuole il prototipo del burocrate europeo medio snob, figl. di put., raccomandato.

Innanzitutto prendiamo in considerazione il notevole numero di imbarazzanti occasioni, in cui Juncker pare imbambolato in pubblico. Pare che YouTube sia pieno, di scenette in cui l’eurocrate alticcio si aggira barcollante, dà buffetti ai leader nazionali, si profonde in sorrisetti idioti alle telecamere, magari scompigliando la criniera di una giovine donzella.

La linea ufficiale è che ‘Mr Juncker soffre di sciatica’ [mi soffermerei su questa particolare scelta verbale espressiva, la sequenza di parole, quasi fosse pure un manifesto politico…]; ma… guardate bene le riprese da soli e tranquilli, e giudicate voi, se si tratti esclusivamente di sciatica.

Rimarchevole la sua sgarbatezza nei confronti di Theresa May, che oltretutto, ogni volta che apre bocca, per quanto gentilmente, viene degnata solo di sguardi interrogativi e richieste generiche di maggior chiarezza [ancora: riflettere sul fatto che proprio uno schema di comportamento simile, sembra ciò che viene proposto agli europei, ma anche su temi molto importanti/sensibili].

Se fosse uno stupidotto qualunque, non sarebbe un problema.

Pare però che le ‘debolezze personali’ di Juncker vadano a braccetto con una smodata ambizione. Vuole passare alla Storia come l’uomo che creò una nazione chiamata Europa. Egli non si è altresì mai stancato di ripetere, quanto di fondamentale importanza sia l’integrazione nell’ambito europeo, al di sopra di ogni altro principio. Più che seguire codicini e codicilli legali, più delle sovranità dei singoli membri. Ancora più della democrazia… [E’ chiaramente sollecitata un certo tipo di attenzione, qui…].

[…….]

Il Lussemburgo ha continuato ad eleggerlo come proprio leader per 19 lunghi anni […]: un lasso di tempo decisamente ampio, su cui esercitare potere. Con il trascorrere del tempo, gli alacri e pacifici Lussemburghesi iniziarono a sentire aria un po’ viziata, attorno al suo potere autocratico: motivo per il quale il Paese avvertì un generale afflato di sollievo, nel vederlo precipitare tra i gorghi di uno scandalo legato ad intercettazioni (e relative vendite..) di telefonate da utenze di uomini politici, o ritenzioni indebite di files secretati.

Tutto ciò non fu altro che il preambolo di una brutta vicenda di corruzione molto più seria, in cui grosse compagnie si sono viste offrire vari addolcimenti fiscali, in cambio del trasferimento delle rispettive sedi in Lussemburgo, il tutto in evidente conflitto con le normative legali europee e sotto la sua diretta supervisione. Il Telegraph è in grado di riportare che nel 2017, mentre l’uomo era impegnato in una campagna di sensibilizzazione politica in ambito europeo, verso una comune politica fiscale, contemporaneamente in patria lavorava per aggirare le regole di Bruxelles, per convincere diverse multinazionali a registrarsi nel Gran Ducato.

Quale colpo di fortuna!… A Bruxelles ci fu una certa riluttanza, a perseguire le sue azioni: non pare strano, dal momento che la Commissione Europea al tempo era diretta proprio dallo stesso!

L’eurocrate degli eurocrati fu molto contento di sapere, nel 2014, di essere stato ‘promosso’ dal Lussemburgo a Bruxelles. Era proprio una promozione: nel suo ruolo attuale guadagna 403,000 euro circa all’anno, più di D. Trump (373,000), più del doppio della May (171,400 euro) e quasi due volte la Merkel (217,000 euro). Aggiungiamo che la cifra da lui guadagnata è esentasse, a differenza di quelle relative ai termini di paragone riportati.

La questione veramente toccante è il modo senza vergogna, in cui Juncker lascia trapelare con scioltezza l’evidente scarsa considerazione per la democrazia, che lo guida; non tanto le sbronze sociali, le languide carezze ai meeting, o le atmosfere nebulose tra ammiccamenti e sorrisetti.

‘Quando il gioco si fa serio, conviene mentire’, dichiarò gagliardo nel 2011. Stava parlando della crisi finanziaria della Grecia, ma ad essere onesti, pare si possano applicare principii espressi da cotante parole indifferentemente su tutto il progetto-Europa.

Accusato una volta di essere ostile all’opinione pubblica, rispose, con straordinaria sicumera: ‘Sono pronto a incassare gli insulti in quanto poco democratico, ma voglio dirlo seriamente: Sono per i segreti, i dibattiti a porte chiuse’.

Non bisogna perdere di vista che questo è l’uomo che i Capi di Stato europei hanno scelto di eleggere Presidente della Commissione Europea, con una maggioranza di 26 voti a 2 – i 2 contrari essendo stati Regno Unito e Ungheria (David Cameron vedeva molto bene, quanto minaccioso fosse l’insediamento di Juncker, in relazione alla campagna referendaria che stava conducendo, per il ‘Leave’).

Quel che è certo è che gli è stata servita la portata indesiderata, proprio il ‘Leave’, ma poco prima del voto si è messo in capo di minacciare il Regno Unito, descrivendo i votanti ‘Leave’ come “disertori, che dovranno affrontare le conseguenze”. Non è piaciuta molto, qui: i “disertori” sono militari, che eventualmente sottostanno al processo di corte marziale, per poi essere fucilati.

Dal giorno del voto ha esibito particolare disinteresse a trovare un punto di accordo per i restanti 27 membri, probabilmente solo perché ciò avrebbe significato trovarne uno anche per la Gran Bretagna.

La prosperità su entrambi i versanti dipende dall’altro: questo è il motivo per cui molti capi di stato europei auspicano un trattato commerciale equilibrato, che protegga gli interessi di ambo le parti. E’ evidente però che Juncker non vuole giungere a nessun tipo di negoziato conveniente per varie parti – probabilmente la pensa peggio di lui solo il suo braccio destro Martin Selmayr, che l’eurocrate è riuscito a piazzare tra gli alti ranghi della Commissione, in barba alle regole ufficiali.

Praticamente preferirebbe veder soffrire entrambe le parti, piuttosto che ammettere in seguito un successo dello UK.

Ebbene sì, ci ha fatto un favore, seppur rocambolescamente. Ricordate che vinse per 26 voti a 2: non rappresenta la classica digressione dal tema, qualche vecchio federalista rispolverato dalla naftalina: è il candidato, che l’Europa ha visto come miglior leader della relativa unione.

Ma guardatelo, fate due conti dei vostri: avete ancora dei dubbi, sul fatto che siamo in trattative con un’unità disfunzionale?

Prima usciamo, meglio è”.

[Daniel Hannan, The Sunday Telegraph, 10th of february, 2019]

Vorrei lasciare qui, per ultima, una frase che pronunciò un uomo politico britannico (Ukip) in sede di Parlamento Europeo (membro, Nigel Farage), nel contesto del dibattito subito dopo il voto del Regno Unito, espressione del desiderio di uscire in toto dall’UE:

YOU AS A POLITICAL PROJECT, ARE IN DENIAL”

(Voi, come progetto politico, non volete ammettere che non ha senso”).

Non ha detto “economico”, ma ‘politico’ .. direi che è evidente.

 

Теодори, 11.ого, ФЕВ. 2019г.